La volpe e la cicogna

la volpe e la cicogna

La volpe e la cicogna

La volpe e la cicogna è una favola di Esopo ripresa successivamente prima da Fedro e in seguito anche dall’autore Jean de La Fontaine.

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La volpe e la cicogna DA LEGGERE

Versione di Esopo – Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)

La Volpe invitò la Cicogna a cena seco, e pose il cibo, ch’era liquido in un vaso sparso, talchè la Cicogna non lo poteva raccogliere col becco suo, ch’è così lungo, ed acuto, la Volpe con la lingua si leccava tutto, sì che la Cicogna si partì derisa, e con vergogna dell’ingiuria ricevuta.

Dopo alquanti giorni la Cicogna parimente invitò la Volpe a mangiar seco, e pose il cibo tutto in un vaso di vetro, che aveva il collo stretto, nel quale la Volpe non poteva metter il muso suo.

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La Cicogna per avere il becco lungo, e sottile, lo metteva fino in fondo del Vaso, talch’ella sola mangiò, e la Volpe, che aveva gran fame, perla trasparenza del vetro, vedendo il cibo, non poté gustar alcuna cosa, ed affamata più, che, di prima si ritornò alla sua tana.

Morale: Per questa tavola si nota, che il riso merita il riso, il giuoco il giuoco, e l’inganno l’inganno.


Versione di Fedro

​Si dice che una volpe​ invitò per prima a cena una cicogna e le offrì in un piatto un brodino molto liquido, che la cicogna, benché affamata, non poté assaggiare in nessun modo.

Ma quella, avendo a sua volta invitato la volpe, (le) offrì un fiasco pieno di cibo sminuzzato; inserendo in questo il becco si sazia essa stessa, e tormenta la convitata con la fame.

E mentre quella leccava invano il collo del fiasco, sappiamo che l’uccello migratore parlò così: “Ciascuno deve sopportare con rassegnazione i propri esempi”.

Morale: Non si deve nuocere a nessuno; se qualcuno però ha fatto del male, deve essere punito con la stessa legge e questa favoletta ce lo ricorda.


Versione di Jean de La Fontaine

Lista Nascita

​Monna Volpe un bel dì fece lo spicco
e invitò la Cicogna a desinare.
Il pranzo fu modesto e poco ricco,
anzi quasi non c’era da mangiare.
Tutto il servizio in ultimo costrutto
si ridusse a una broda trasparente
servita in un piattello. Or capirete
se, in grazia di quel becco che sapete,
la Cicogna poté mangiar niente.
Ma la Volpe in un amen spazzò tutto.
Per trar vendetta dell’inganno, anch’essa
la Cicogna invitò la furba amica,
che non stette con lei sui complimenti.
La Volpe, a cui non manca l’appetito,
andò pronta all’invito.
Vide e lodò il pranzetto preparato,
tagliato a pezzi in una salsa spessa,
che mandava un odore delicato.
Ma il pranzo fu servito per dispetto
in fondo a un vaso a collo lungo e stretto.
Ben vi attingea col becco la Cicogna
per entro la fessura,
ma non così Madonna Gabbamondo,
per via del muso tondo e non ridotto
dell’anfora alla piccola misura.
A pancia vuota e piena di vergogna,
se ne partì quell’animale ghiotto
mogio mogio, la coda fra le gambe,
come una vecchia volpe malandrina
che si senta rapir da una gallina.
Vuol dimostrare questa favoletta
che chi la fa l’aspetta.

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