La volpe e l’uva
La Volpe e l’Uva è una delle più celebri favole attribuite a Esopo. I riferimenti alla favola nel linguaggio comune assumono quasi le caratteristiche del proverbio.
“Fare come la volpe con l’uva” significa, metaforicamente, reagire a una sconfitta sostenendo di non aver mai desiderato la vittoria, o disprezzando il premio che si è mancato di ottenere.
Come molte altre favole di Esopo, La volpe e l’uva potrebbe essere stata ripresa da fonti precedenti o dalla tradizione orale. Nella cultura occidentale, la favola è celebre fin dai tempi antichi, ed è stata citata innumerevoli volte e lo scrittore Jean de La Fontaine la ripropose in rima.
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La volpe e l’uva DA LEGGERE
Versione di Esopo
Spinta dalla fame una volpe tenta di raggiungere un grappolo d’uva posto sin alto sulla vite, saltando con tutte le sue forze.
Non potendo raggiungerla, esclama: “Non è ancora matura ; non voglio coglierla acerba!”.
Morale: Coloro che sminuiscono a parole ciò che non possono fare, debbono applicare a se stessi questo paradigma.
Versione di Fedro
Una volpe affamata, come vide dei grappoli d’uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: «Sono acerbi.»
Morale: Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.
Versione di Jean de La Fontaine
Una volpe, chi dice di Guascogna,
e chi di Normandia,
morta affamata, andando per la via,
in un bel tralcio d’uva s’incontrò,
così matura e bella in apparenza,
che damigella subito pensò
di farsene suo pro.
Ma dopo qualche salto,
visto che troppo era la vite in alto,
pensò di farne senza.
E disse: – E’ un’uva acerba, un pasto buono
Per ghiri e per scoiattoli.-
Ciò che non posso avere, ecco ti dono.