Il leone e il topo
Il Leone e il Topo è una favola di Esopo, interpretata anche da Jean de La Fontaine.
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Il leone e il topo DA LEGGERE
Versione di Esopo
Un topolino correva sul corpo di un leone addormentato, il quale si svegliò e, acchiappatolo, fece per ingoiarlo.
La bestiola allora lo supplicò di risparmiarlo e che, se ne usciva salvo, gli avrebbe dimostrata la sua riconoscenza.
Allora il leone scoppiò a ridere e lo lasciò andare.
Dopo un certo tempo, il leone fu catturato da cacciatori che lo legarono con una corda ad un albero.
Il topo, che udì i suoi lamenti, accorse, rosicchiò la corda e lo liberò, dicendo:
“Tu quella volta ridevi di me perché non immaginavi mai di poter avere una ricompensa da parte mia. Ora hai capito che anche i topi sono capaci di gratitudine.”
Versione di Jean de La Fontaine
Piccoli e grandi rendi ognun contento,
ché di tutti si ha d’uopo in questo mondo.
Di tale verità la prova è in fondo
delle seguenti favole,
ed anche in fondo a cento.
Un Topo disgraziato
cadde un dì nella zampa d’un Leone,
che volendo stavolta dimostrare,
d’esser quel re ch’egli è, lo lascia andare.
Un compenso trovò la buon’azione:
e per quanto è difficile il pensare
che d’un Topo bisogno abbia un Leone,
avvenne invece ciò che sentirete.
Uscendo un dì la belva
dalla sua selva, diede in una rete,
contro la qual non valgono i ruggiti.
Morta sarìa, se il Topo prontamente
non fosse accorso a trarnela d’impaccio;
ch’ei fe’ tanto, menando intorno il dente,
che ruppe i nodi e sgrovigliò quel laccio.
Più d’ogni rabbia e d’ogni violenza,
il tempo vale e vale la pazienza.
Morale della favola “Il Leone e il Topo” La favola mostra come, con il mutare delle circostanze, anche i potenti possono avere bisogno dei deboli.